Ex-ministri del Tesoro a convegno alla Bocconi
Amato, Tremonti e la spystory Tesoro
La nostra storia finanziaria resta opaca: ancora nessun responsabile e tutti responsabilidi Elio Di Caprio - 30 marzo 2007
I Ministri del Tesoro raccontano, e noi ascoltiamo. E" toccato l"altro giorno agli ex Ministri del Tesoro e dell"Economia, Giuliano Amato e Giulio Tremonti raccontare la loro storia al convegno organizzato dalla Bocconi a Milano. Toccherà nei prossimi giorni a Carlo Azeglio Ciampi, anch"egli ex Ministro del Tesoro, chiudere il ciclo delle conferenze con le sue riflessioni.
Non è passato tanto tempo per fare già la storia, ma sono pur sempre interessanti le interpretazioni di quanto accaduto raccontate dai protagonisti che, come è ovvio, tirano l"acqua al proprio mulino per spiegare i pericoli occorsi e le operazioni di recupero e salvataggio solitariamente intraprese per mettere in ordine i nostri conti finanziari. Al di là dei meriti e dei demeriti dei singoli ministri di ieri e di oggi, non resta altro al comune cittadino, privo di strumenti informativi adeguati in una materia così complessa come quella finanziaria, che riflettere sui fatti accaduti, cercando di capire se tutto è stato fatto al meglio, se c"erano alternative praticabili e per quanto tempo ancora la comunità nazionale dovrà pagar pegno per gli errori passati. Intanto continuano le docce fredde in materia di conti pubblici, tra allarmi per i deficit di bilancio e repentine rassicurazioni che in fondo tutto va bene e i sacrifici possono essere ridotti.
Dovremo forse aspettare qualche anno ancora perchè si tenti di scoprire come mai nel passaggio dalla maggioranza di centrodestra di Berlusconi a quella di Prodi nessuno si era accorto che i conti erano sostanzialmente in ordine e non c"era bisogno di una legge finanziaria così severa e punitiva, come l"ultima, portata avanti e fatta approvare da un tecnico “super partes” come Padoa Schioppa.
Ce lo spiegherà un domani forse lo stesso Padoa Schioppa. Accontentiamoci per il momento delle ricostruzioni passate che lasciano però troppi buchi scoperti. Sembra ora che nessuno sia responsabile del disastro dei conti pubblici che ancora frena il nostro sviluppo come un macigno, del debito pubblico salito dal 1983 al 1992 da 440 mila miliardi di lire a 1 milione e 600 miliardi e del rapporto debito-pil passato, nello stesso periodo, dal 65% al 107%. Tutti responsabili e nessuno responsabile, dai maggiori partiti di governo e di opposizione di allora, ai sindacati, per non aver frenato- come dice ora Giorgio La Malfa al convegno Bocconi - la deriva di una spesa pubblica aumentata a dismisura con un Parlamento che votava le leggi di spesa a scrutinio segreto ( e per di più ci si indebitava più per la spesa corrente che per gli investimenti)? Erano i tempi, quelli degli anni "80-90, prima di Tangentopoli, quando - lo ha ricordato sornionamente Giulio Andreotti - nelle riunioni Governo-Sindacati si procedeva a rapidi accordi, ci si spostava poi nelle sale attigue alle riunioni a vedere la televisione e infine si usciva a notte inoltrata per testimoniare la lunghezza e durezza delle trattative.
E" dunque meglio pensare che allora ci fu, sullo stato dei nostri conti pubblici, una voluta mancanza di informazione per non disturbare i tanti manovratori. I piani “alti” della politica erano a quel tempo assorbiti dall"infinito duello Craxi-De Mita con Berlinguer alla finestra che invocava invano una nuova moralità pubblica. Certo ora Giuliano Amato difende la scelta restauratrice che fu costretto a fare da Presidente del Consiglio attraverso il prelievo forzoso dai conti correnti nel 1992. Ma ben più importante fu l"inizio dei processi di privatizzazione avviato dal suo governo con una casualità e improvvisazione di cui abbiamo presto pagato le conseguenze.
Non è facile dimenticare che lo stesso Amato aveva ricoperto nel decennio precedente importantissimi incarichi di potere e di responsabilità, da sottosegretario alla Presidenza, a Ministro del Tesoro, a vice-primo Ministro. Né da lui, né dalla consorteria allora al potere era venuto alcun allarme tempestivo e specifico ad un"opinione pubblica come sempre disinformata. Poi sono venute le tardive correzioni di rotta. Ma la disinformazione persiste e cresce anche a proposito della recente introduzione dell"euro. E" un avvenimento troppo vicino per farne la storia, ma la ricostruzione di quanto avvenuto presenta ancora lati oscuri.
L"ex Ministro Tremonti è giunto a dire, tra l"altro, nel convegno della Bocconi sulla sua esperienza di Ministro del Tesoro nella passata legislatura, che l"euro non è stato un errore ma è stato realizzato nel modo sbagliato. Troppo facile dirlo ora, senza peraltro spiegare. Attendiamo ancora di conoscere chi ha sbagliato e perchè. Prodi continua a parlare della sua meraviglia, quando sedeva sullo scranno più alto dell"UE, ad osservare gli scarsi controlli che nella “provincia” italiana venivano impiegati nel passaggio tra lira ed euro. Berlusconi dal suo canto aveva invaso le case degli italiani con migliaia di calcolatori che consentissero di calcolare al centesimo la veridicità dei cambi. Ma evidentemente ciò non è bastato se poi è arrivato lo tsunami dell"euro raddoppiato nei suoi valori rispetto alla lira e nessuno ha fiatato, nemmeno i sindacati. Anche questa volta nessuno responsabile e tutti responsabili? A fatti compiuti a noi “sudditi” non resta altro che aspettare l"ennesimo convegno “storico” per saperlo.
Non è passato tanto tempo per fare già la storia, ma sono pur sempre interessanti le interpretazioni di quanto accaduto raccontate dai protagonisti che, come è ovvio, tirano l"acqua al proprio mulino per spiegare i pericoli occorsi e le operazioni di recupero e salvataggio solitariamente intraprese per mettere in ordine i nostri conti finanziari. Al di là dei meriti e dei demeriti dei singoli ministri di ieri e di oggi, non resta altro al comune cittadino, privo di strumenti informativi adeguati in una materia così complessa come quella finanziaria, che riflettere sui fatti accaduti, cercando di capire se tutto è stato fatto al meglio, se c"erano alternative praticabili e per quanto tempo ancora la comunità nazionale dovrà pagar pegno per gli errori passati. Intanto continuano le docce fredde in materia di conti pubblici, tra allarmi per i deficit di bilancio e repentine rassicurazioni che in fondo tutto va bene e i sacrifici possono essere ridotti.
Dovremo forse aspettare qualche anno ancora perchè si tenti di scoprire come mai nel passaggio dalla maggioranza di centrodestra di Berlusconi a quella di Prodi nessuno si era accorto che i conti erano sostanzialmente in ordine e non c"era bisogno di una legge finanziaria così severa e punitiva, come l"ultima, portata avanti e fatta approvare da un tecnico “super partes” come Padoa Schioppa.
Ce lo spiegherà un domani forse lo stesso Padoa Schioppa. Accontentiamoci per il momento delle ricostruzioni passate che lasciano però troppi buchi scoperti. Sembra ora che nessuno sia responsabile del disastro dei conti pubblici che ancora frena il nostro sviluppo come un macigno, del debito pubblico salito dal 1983 al 1992 da 440 mila miliardi di lire a 1 milione e 600 miliardi e del rapporto debito-pil passato, nello stesso periodo, dal 65% al 107%. Tutti responsabili e nessuno responsabile, dai maggiori partiti di governo e di opposizione di allora, ai sindacati, per non aver frenato- come dice ora Giorgio La Malfa al convegno Bocconi - la deriva di una spesa pubblica aumentata a dismisura con un Parlamento che votava le leggi di spesa a scrutinio segreto ( e per di più ci si indebitava più per la spesa corrente che per gli investimenti)? Erano i tempi, quelli degli anni "80-90, prima di Tangentopoli, quando - lo ha ricordato sornionamente Giulio Andreotti - nelle riunioni Governo-Sindacati si procedeva a rapidi accordi, ci si spostava poi nelle sale attigue alle riunioni a vedere la televisione e infine si usciva a notte inoltrata per testimoniare la lunghezza e durezza delle trattative.
E" dunque meglio pensare che allora ci fu, sullo stato dei nostri conti pubblici, una voluta mancanza di informazione per non disturbare i tanti manovratori. I piani “alti” della politica erano a quel tempo assorbiti dall"infinito duello Craxi-De Mita con Berlinguer alla finestra che invocava invano una nuova moralità pubblica. Certo ora Giuliano Amato difende la scelta restauratrice che fu costretto a fare da Presidente del Consiglio attraverso il prelievo forzoso dai conti correnti nel 1992. Ma ben più importante fu l"inizio dei processi di privatizzazione avviato dal suo governo con una casualità e improvvisazione di cui abbiamo presto pagato le conseguenze.
Non è facile dimenticare che lo stesso Amato aveva ricoperto nel decennio precedente importantissimi incarichi di potere e di responsabilità, da sottosegretario alla Presidenza, a Ministro del Tesoro, a vice-primo Ministro. Né da lui, né dalla consorteria allora al potere era venuto alcun allarme tempestivo e specifico ad un"opinione pubblica come sempre disinformata. Poi sono venute le tardive correzioni di rotta. Ma la disinformazione persiste e cresce anche a proposito della recente introduzione dell"euro. E" un avvenimento troppo vicino per farne la storia, ma la ricostruzione di quanto avvenuto presenta ancora lati oscuri.
L"ex Ministro Tremonti è giunto a dire, tra l"altro, nel convegno della Bocconi sulla sua esperienza di Ministro del Tesoro nella passata legislatura, che l"euro non è stato un errore ma è stato realizzato nel modo sbagliato. Troppo facile dirlo ora, senza peraltro spiegare. Attendiamo ancora di conoscere chi ha sbagliato e perchè. Prodi continua a parlare della sua meraviglia, quando sedeva sullo scranno più alto dell"UE, ad osservare gli scarsi controlli che nella “provincia” italiana venivano impiegati nel passaggio tra lira ed euro. Berlusconi dal suo canto aveva invaso le case degli italiani con migliaia di calcolatori che consentissero di calcolare al centesimo la veridicità dei cambi. Ma evidentemente ciò non è bastato se poi è arrivato lo tsunami dell"euro raddoppiato nei suoi valori rispetto alla lira e nessuno ha fiatato, nemmeno i sindacati. Anche questa volta nessuno responsabile e tutti responsabili? A fatti compiuti a noi “sudditi” non resta altro che aspettare l"ennesimo convegno “storico” per saperlo.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.