Fenomenologia del capitalismo italiano
Alitalia, il grande enigma
Pro e contro lo scenario italo-russo. Ma stavolta niente privatizzazioni all’italianadi Davide Giacalone - 06 aprile 2007
Assistiamo alla Caporetto del nostro capitalismo senza capitali e senza cultura delle regole, ma non ci si oppone fissando un Piave sul quale fermare lo straniero. L’afflusso di capitali stranieri andrebbe, semmai, incoraggiato. Senza, però, fare la parte dei baluba, senza mettere in mani altrui le scatole cinesi con cui si favorirono gli amichetti del centralino, e senza privatizzare le aziende italiane per statalizzarle altrove. E’ quel che potrebbe accadere ad Alitalia.
Tre gruppi si fronteggiano nella gara indetta dal governo: l’Air One di Carlo Toto (che ha il vantaggio di essere un operatore esperto, ma lo svantaggio di essere il concorrente di Alitalia); Tpg-Matlin-Mediobanca (che sono istituzioni finanziarie di prima classe, ma rischiano di somigliare al Ghekko di Wall Street); e Unicredit-Aeroflot. L’idea che Alitalia possa volare con sulla carlinga la falce ed il martello è intrigante. Né gli incidenti nelle linee interne russe dimostrano un nesso causale fra crollo del comunismo e caduta degli aerei. Ma il fatto è che Aeroflot è posseduta dal Cremlino, dallo Stato russo, amministrata da un collega di Putin al Kgb e presieduta dal genero di Elstin, il che comporta la nazionalizzazione altrove di quel che noi qui vendiamo.
Quando, sul finire degli anni novanta, Franco Bernabé tentò di resistere, ignaro delle volontà d"alemiane, alla scalata di Colaninno, propose un’alleanza con la tedesca Deutsche Telekom. Gli si rispose, specie dalla sinistra "incolanninata", che poteva scordarselo perché quella società era ancora posseduta dallo Stato e chiamarono Libonati a gestire il passaggio. Sempre gli stessi, ma perché i tedeschi no ed i russi sì? Vedo che Bianchi e Bersani si agitano per favorirli, per derogare ai termini e forse agevolare un’alleanza con Air France. Ha ragione Toto a dire che sarebbe grottesco, ma mi colpisce tanto fervore. Vero è che i russi hanno consentito ad Eni ed Enel di partecipare alla spartizione di Yukos, ma sono vere anche altre due cose: a. abbiamo dato copertura alla liquidazione di Khodorkovsky; b. abbiamo consentito ai russi di Gazprom di entrare nel nostro mercato interno. So anch’io che l’Unione Sovietica non c’è più, ma ricordo che l’interesse verso l’Europa data da Pietro il Grande, e gli amici della “madre Russia” sono tenaci.
www.davidegiacalone.it
Tre gruppi si fronteggiano nella gara indetta dal governo: l’Air One di Carlo Toto (che ha il vantaggio di essere un operatore esperto, ma lo svantaggio di essere il concorrente di Alitalia); Tpg-Matlin-Mediobanca (che sono istituzioni finanziarie di prima classe, ma rischiano di somigliare al Ghekko di Wall Street); e Unicredit-Aeroflot. L’idea che Alitalia possa volare con sulla carlinga la falce ed il martello è intrigante. Né gli incidenti nelle linee interne russe dimostrano un nesso causale fra crollo del comunismo e caduta degli aerei. Ma il fatto è che Aeroflot è posseduta dal Cremlino, dallo Stato russo, amministrata da un collega di Putin al Kgb e presieduta dal genero di Elstin, il che comporta la nazionalizzazione altrove di quel che noi qui vendiamo.
Quando, sul finire degli anni novanta, Franco Bernabé tentò di resistere, ignaro delle volontà d"alemiane, alla scalata di Colaninno, propose un’alleanza con la tedesca Deutsche Telekom. Gli si rispose, specie dalla sinistra "incolanninata", che poteva scordarselo perché quella società era ancora posseduta dallo Stato e chiamarono Libonati a gestire il passaggio. Sempre gli stessi, ma perché i tedeschi no ed i russi sì? Vedo che Bianchi e Bersani si agitano per favorirli, per derogare ai termini e forse agevolare un’alleanza con Air France. Ha ragione Toto a dire che sarebbe grottesco, ma mi colpisce tanto fervore. Vero è che i russi hanno consentito ad Eni ed Enel di partecipare alla spartizione di Yukos, ma sono vere anche altre due cose: a. abbiamo dato copertura alla liquidazione di Khodorkovsky; b. abbiamo consentito ai russi di Gazprom di entrare nel nostro mercato interno. So anch’io che l’Unione Sovietica non c’è più, ma ricordo che l’interesse verso l’Europa data da Pietro il Grande, e gli amici della “madre Russia” sono tenaci.
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L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.