Un esempio virtuoso
Ah, se tutta la PA fosse Inps
Se tutta la pubblica amministrazione fosse come l'ente guidato da Antonio Mastrapasqua, l’Italia spenderebbe molto meno e sarebbe ben più efficiente.di Enrico Cisnetto - 19 luglio 2013
La “nuova Inps”, ente unico della previdenza obbligatoria dopo l’incorporazione di Enpals e Inpdap, gestisce un bilancio di quasi 400 miliardi e flussi finanziari per 763 miliardi, un volume secondo solo a quello dello Stato. Ha come “clienti” 16 milioni di pensionati e 24 milioni di lavoratori, per i quali gestisce ogni anno 35 milioni di domande di prestazioni, erogando entro un mese sia la pensione (90% dei casi) che i sussidi di disoccupazione (96%). Ogni giorno interloquisce con un milione di cittadini, tra visite agli uffici (100 mila), telefonate ai contact center (100 mila) e contatti sul sito (800 mila). È coinvolto in 600 mila procedimenti, vincendone il 60% (nel 2009 le cause erano oltre 1 milione e la percentuale di vittoria del 40%). Ha contribuito a scoprire 100 mila lavoratori in nero (pari a 7 miliardi di contributi evasi) ed altrettanti falsi invalidi. E tutto questo con 32 mila dipendenti. Per svolgere un’analoga attività, in Francia sono occupate più del triplo di persone, in Germania quasi il doppio.
Ergo, se tutta la pubblica amministrazione fosse come l’Inps guidata (da quattro anni) da Antonio Mastrapasqua, l’Italia spenderebbe molto meno e sarebbe ben più efficiente. Peccato, però, come ha denunciato senza peli sulla lingua lo stesso presidente dell’Inps, che invece della tanto sbandierata spending review, si sia continuato con l’odiosa pratica dei tagli lineari. Con il risultato che la spesa complessiva non è affatto diminuita, e che hanno finito col subire tagli (l’Inps nella misura del 50% della sua spese corrente) anche laddove non era necessario e opportuno, fino al punto di mettere a rischio la qualità del servizio erogato.
Per fortuna l’Inps – che Mastrapasqua in questi anni ha trasformato in un gioiellino da quel vecchio carrozzone pubblico che era – è riuscito ad evitare di ridurre le prestazioni. E se il bilancio 2012, dopo anni di attivi (25 miliardi in 4 anni), è in rosso per 9 miliardi – disavanzo contabile che non mina la stabilità finanziaria del sistema – ciò è dovuto esclusivamente al buco della gestione dei lavoratori pubblici. Ah, se tutta la PA fosse Inps.
Ergo, se tutta la pubblica amministrazione fosse come l’Inps guidata (da quattro anni) da Antonio Mastrapasqua, l’Italia spenderebbe molto meno e sarebbe ben più efficiente. Peccato, però, come ha denunciato senza peli sulla lingua lo stesso presidente dell’Inps, che invece della tanto sbandierata spending review, si sia continuato con l’odiosa pratica dei tagli lineari. Con il risultato che la spesa complessiva non è affatto diminuita, e che hanno finito col subire tagli (l’Inps nella misura del 50% della sua spese corrente) anche laddove non era necessario e opportuno, fino al punto di mettere a rischio la qualità del servizio erogato.
Per fortuna l’Inps – che Mastrapasqua in questi anni ha trasformato in un gioiellino da quel vecchio carrozzone pubblico che era – è riuscito ad evitare di ridurre le prestazioni. E se il bilancio 2012, dopo anni di attivi (25 miliardi in 4 anni), è in rosso per 9 miliardi – disavanzo contabile che non mina la stabilità finanziaria del sistema – ciò è dovuto esclusivamente al buco della gestione dei lavoratori pubblici. Ah, se tutta la PA fosse Inps.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.