In Messico il IV Forum della Banca mondiale
Acqua, tra business e sete nel mondo
Tra privatizzazione del settore e accesso all’acqua come diritto umano irrinunciabiledi Paolo Bozzacchi - 17 marzo 2006
Annega nei paradossi il problema mondiale dell’acqua. Oltre un miliardo di persone non ha accesso al bene più irrinunciabile, mentre le scorte in 50 anni, sono più che dimezzate, e continuano a diminuire. Se le riserve mondiali per abitante erano di 16.800 metri cubi nel 1950, nel 2000 erano scese a 7300 e nel 2025 si assesteranno a 4800. Da una parte è bella e finita la favola dell’acqua come risorsa infinita, dall’altra viaggia a gonfie vele quella del business nel settore, tanto che quest’ultimo ha raggiunto quota 40% di quello petrolifero. Su questi temi oltre 10mila esperti si confrontano in Messico in questi giorni, in occasione del IV Forum mondiale dell’acqua, organizzato ogni tre anni dall’ente privato Consiglio mondiale dell’acqua, creato dalla Banca mondiale. Obiettivo principale del Consiglio offrire assistenza e consulenza ai governi che affrontano il problema dell’accesso all’acqua potabile.
Fin qui tutti d’accordo. Un po’ meno sulle politiche che consentirebbero di bere al miliardo di persone tuttora sofferente per sete. Molte delle imprese che si occupano di servizi idrici (Enron e Bi water fra queste), sono riunite in corporazioni presenti in numero massiccio al Forum messicano, e optano per la soluzione del dramma attraverso la privatizzazione completa del settore, che permetterebbe alla mano invisibile che regola il mercato una migliore distribuzione del prodotto-acqua. Soluzione ostacolata fortemente dalle principali Ong e dall’Unione europea (attraverso una Risoluzione del Parlamento), che considerano prioritario il riconoscimento ufficiale da parte del Consiglio dell’accesso all’acqua come diritto umano irrinunciabile, e che vorrebbero esplicitate tutte le tappe che nel 2015 garantirebbero l’accesso all’acqua alle popolazioni più povere.
Il dibattito si era trasformato in scontro già nel 2000, durante la seconda edizione del Forum in Bolivia, durante la quale persero la vita 7 manifestanti che protestavano contro l’aumento incondizionato delle tariffe applicate all’acqua potabile locale da colossi stranieri. Anche in Messico si segnalano duri scontri tra le forze dell’ordine e i manifestanti locali. La distanza tra le posizioni delle multinazionali e degli Stati Uniti e dell’alleanza Ue-Ong per ora non sembra colmabile. Intanto il livello dell’acqua continua a scendere. Fino a quando i razionamenti non toccheranno direttamente anche l’occidente avanzato. Allora sì che ci si muoverà davvero.
Fin qui tutti d’accordo. Un po’ meno sulle politiche che consentirebbero di bere al miliardo di persone tuttora sofferente per sete. Molte delle imprese che si occupano di servizi idrici (Enron e Bi water fra queste), sono riunite in corporazioni presenti in numero massiccio al Forum messicano, e optano per la soluzione del dramma attraverso la privatizzazione completa del settore, che permetterebbe alla mano invisibile che regola il mercato una migliore distribuzione del prodotto-acqua. Soluzione ostacolata fortemente dalle principali Ong e dall’Unione europea (attraverso una Risoluzione del Parlamento), che considerano prioritario il riconoscimento ufficiale da parte del Consiglio dell’accesso all’acqua come diritto umano irrinunciabile, e che vorrebbero esplicitate tutte le tappe che nel 2015 garantirebbero l’accesso all’acqua alle popolazioni più povere.
Il dibattito si era trasformato in scontro già nel 2000, durante la seconda edizione del Forum in Bolivia, durante la quale persero la vita 7 manifestanti che protestavano contro l’aumento incondizionato delle tariffe applicate all’acqua potabile locale da colossi stranieri. Anche in Messico si segnalano duri scontri tra le forze dell’ordine e i manifestanti locali. La distanza tra le posizioni delle multinazionali e degli Stati Uniti e dell’alleanza Ue-Ong per ora non sembra colmabile. Intanto il livello dell’acqua continua a scendere. Fino a quando i razionamenti non toccheranno direttamente anche l’occidente avanzato. Allora sì che ci si muoverà davvero.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.