Tra 10 anni Pechino aggancerà Washington
2015, l’anno del sorpasso
Nel 2035 quasi la metà della ricchezza mondiale sarà prodotta da Cina e Indiadi Andrea Marini - 13 giugno 2005
Due saranno le date storiche: il 2015 e il 2035. Tra dieci anni, infatti, la Cina avrà raggiunto gli Stati Uniti per dimensioni dell’economia, mentre tra trent’anni, Pechino avrà addirittura doppiato Washington. In quest’ultimo arco di tempo, l’India vedrà triplicata la propria quota del Pil mondiale, a differenza dell’Europa occidentale e del Giappone che assumeranno una posizione sempre più marginale. E’ quanto emerge dai dati elaborati dall’Indian council for research on international economic relation.
Partiamo dalla situazione attuale. Con un 21,30%, gli Stati Uniti sono il Paese che contribuisce in maniera più significativa alla formazione della ricchezza globale; la Cina per il momento si trova al secondo posto con una quota di poco superiore alla metà di quella americana (12,10%), tallonata con l’11% dal gruppo Germania-Francia-Italia, le tre economie principali dell’area dell’euro. Seguono il Giappone (7,10%) e l’India (5,80%).
Se gli attuali trend di crescita verranno confermati, questa fotografia dell’economia mondiale verrà stravolta tra soli dieci anni. Nel 2015, infatti, Pechino avrà raggiunto Washington in cima alla classifica, con una fetta della ricchezza mondiale del valore del 19,50% per i due Paesi. L’India avrà sorpassato il Giappone (l’8,20% contro il 6,20%), tallonando da vicino il nocciolo duro dell’area euro (Germania-Francia-Italia), sceso all’8,7 per cento.
L’altro anno di svolta sarà il 2035. Tra trent’anni la Cina e l’India produrranno insieme quasi la metà della ricchezza mondiale (l’una con una quota del 30% e l’altra del 14,3%). Pechino, in particolare, avrà doppiato gli Stati Uniti, scesi al 16 per cento. Sempre più ridotte ai margini saranno le economie dell’area dell’euro (con il gruppo Germania-Francia-Italia a un misero 6,3%) e il Giappone, sceso al 4,8 per cento.
Queste previsioni mettono paura e lasciano riflettere, ma di certo non sono un fulmine a cielo sereno. In particolare per quanto riguarda la Cina, la media del tasso di crescita della ricchezza nel Paese dal 1980 al 2003 è stata dell’8,2, una cifra record a livello mondiale che distanzia di quasi tre punti percentuali il secondo Paese classificato (la Corea del Sud, al 5,6%). In questa graduatoria, tra le prime dodici nazioni l’Europa è presente solo con Irlanda (4,5%) e Lussemburgo (3,7%); assenti sia gli Stati Uniti, sia il Giappone.
Sono più di venti anni, quindi, che il gigante asiatico cresce a tassi vertiginosi. E’ vero che il Paese partiva da un livello molto basso, ma che il suo sviluppo sia passato inosservato è tutta colpa della miopia di Stati Uniti, Europa e Giappone.
Partiamo dalla situazione attuale. Con un 21,30%, gli Stati Uniti sono il Paese che contribuisce in maniera più significativa alla formazione della ricchezza globale; la Cina per il momento si trova al secondo posto con una quota di poco superiore alla metà di quella americana (12,10%), tallonata con l’11% dal gruppo Germania-Francia-Italia, le tre economie principali dell’area dell’euro. Seguono il Giappone (7,10%) e l’India (5,80%).
Se gli attuali trend di crescita verranno confermati, questa fotografia dell’economia mondiale verrà stravolta tra soli dieci anni. Nel 2015, infatti, Pechino avrà raggiunto Washington in cima alla classifica, con una fetta della ricchezza mondiale del valore del 19,50% per i due Paesi. L’India avrà sorpassato il Giappone (l’8,20% contro il 6,20%), tallonando da vicino il nocciolo duro dell’area euro (Germania-Francia-Italia), sceso all’8,7 per cento.
L’altro anno di svolta sarà il 2035. Tra trent’anni la Cina e l’India produrranno insieme quasi la metà della ricchezza mondiale (l’una con una quota del 30% e l’altra del 14,3%). Pechino, in particolare, avrà doppiato gli Stati Uniti, scesi al 16 per cento. Sempre più ridotte ai margini saranno le economie dell’area dell’euro (con il gruppo Germania-Francia-Italia a un misero 6,3%) e il Giappone, sceso al 4,8 per cento.
Queste previsioni mettono paura e lasciano riflettere, ma di certo non sono un fulmine a cielo sereno. In particolare per quanto riguarda la Cina, la media del tasso di crescita della ricchezza nel Paese dal 1980 al 2003 è stata dell’8,2, una cifra record a livello mondiale che distanzia di quasi tre punti percentuali il secondo Paese classificato (la Corea del Sud, al 5,6%). In questa graduatoria, tra le prime dodici nazioni l’Europa è presente solo con Irlanda (4,5%) e Lussemburgo (3,7%); assenti sia gli Stati Uniti, sia il Giappone.
Sono più di venti anni, quindi, che il gigante asiatico cresce a tassi vertiginosi. E’ vero che il Paese partiva da un livello molto basso, ma che il suo sviluppo sia passato inosservato è tutta colpa della miopia di Stati Uniti, Europa e Giappone.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.