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Sono 8 milioni sparsi per tutto il Paese

2006: dove si vincono le politiche

Una dettagliata analisi demo-geografica degli italiani che decideranno chi ci governerà

di Antonio Gesualdi - 01 agosto 2005

Sono circa 8 milioni gli italiani e le italiane che fanno riferimento ad un sistema di valori tale da permettere loro di cambiare opinione politica, e quindi il voto, ad ogni elezione. Chi sono è dove sono?

Noi ipotizziamo che i sistemi familiari italiani siano, sostanzialmente, tre: uno nucleare/egualitario che è nel Nordovest, Sud e isole, uno “souche”, autoritario/inegualitario che è nel Nordest e uno comunitario, autoritario/egualitario che è nel Centro Italia. Grosso modo al primo fa riferimento il 60% della popolazione, al secondo il 10% e al terzo il 30%.

In termini assoluti sappiamo che le famiglie italiane sono circa 22 milioni. Di queste il 45% è composto da coppie con un figlio. Il 25% da single. Il 5% da “famiglie estese”, ovvero modelli dove convivono sotto lo stesso tetto più di un nucleo familiare. Un altro 25% è fatto di famiglie con più di un figlio o senza figli o di “altro tipo”. Insomma noi abbiamo circa 30 milioni di italiani, più altri 14 milioni che vivono in famiglie che possiamo definire di tipo “nucleare” o varianti di questo modello. Ci sono, poi, circa 7 milioni di persone che fanno riferimento ad un sistema familiare di tipo comunitario e altri 5 milioni e mezzo che sono, cosiddetti, “single”. Di questi ultimi la maggioranza dei nuclei è di persone anziane e quindi si può tranquillamente presumere che siano nate in sistemi familiari più complessi di quelli nucleari se consideriamo che negli anni cinquanta e prima in Italia vi erano aree con famiglie comunitarie che raggiungevano percentuali anche del 40.

Se accettiamo un dato antropologico culturale secondo il quale chi vive in un sistema nucleare è immerso in un sistema di valori liberale, mentre chi vive in un sistema comunitario fa riferimento ad un sistema di valori di uguaglianza possiamo, a grandi linee, distribuire gli italiani dal contesto familiare a quello politico.

Di quei 57 milioni totali sappiamo che gli aventi diritto al voto sono all’incirca 48 milioni. Di questi, abitualmente, negli ultimi decenni, vanno alle urne, per le elezioni politiche, tra il 70 e l’80%. Dunque abbiamo all’incirca 40 milioni di italiani che decidono, abitualmente, come e da chi fare amministrare le risorse pubbliche nazionali. Secondo miei calcoli 24 milioni di italiani al voto provengono dal sistema liberale, 12 milioni da quello liberale mediato dall’uguaglianza e dall’autorità “souche”, soprattutto tipico del Nordest, e circa 4 milioni provengono dal sistema comunitario. Questi, naturalmente, si distribuiscono al loro interno tra i partiti di centro-destra e centro-sinitra non in modo uguale: il sistema liberale è più rigido verso il centro-destra e quello comunitario è più rigido verso il centro-sinistra. Una stima plausibile è che i votanti del sistema liberale si dividano in 60 al centro-destra e 40% al centro-sinistra. I votanti del sistema souche-altri 50 e 50 e i votanti del sistema comunitario 80 % al centro-sinistra e 20% al centro-destra. A questo punto le percentuali complessive calcolate sulla popolazione italiana al voto e non sulle percentuali di voto effettivo danno una piattaforma di voto del 56% al centro-destra e del 44% al centro-sinistra. Pesi che si ritrovano sia nei sondaggi che nelle varie elezioni. Ma ci sono delle oscillazioni. Ovvero mentre i sistemi “rigidi” verso un partito cambiano con meno facilità il voto, i sistemi più aperti possono oscillare. Anzi le oscillazioni sono due: una dipendente dagli astenuti e l’altra, appunto, dai votanti. Gli astenuti, circa 10-12 milioni di persone che non vanno a votare quasi sistematicamente. Queste persone – comparando le varie analisi fatte nel tempo – abitano soprattutto il Sud, l’area attorno a Lucca e Massa e le aree di frontiera nazionale.

Un’altra piattaforma di italiani, che possono cambiare il voto, è calcolabile nella differenza tra coloro che, pur appartenendo allo stesso sistema familiare, votano un polo o l’altro cambiano idea alle diverse consultazioni elettorali. Sommando questi risultati otteniamo una quantità di italiani di circa 7/8 milioni. Costoro, a mio avviso, sono in un sistema di valori che permette di cambiare il voto politico. Ovvero sono immersi in un sistema più aperto e liberale.

All’interno, diciamo, di una popolazione di 8 milioni di italiani possiamo trovare chi, realmente, decide chi deve governare il Paese. Questi 8 milioni si trovano prevalentemente nel sistema nucleare; ovvero al Sud e nel Nordovest e per un buon 10% nella fascia dolomitica del Nordest. Ma soprattutto sono nelle grandi città di Roma, Torino, Genova, Napoli, nell’area milanese e tutte le province pugliesi e buona parte di quelle siciliane. Oltre che nelle Marche, nella Garfagnana e nel Montefeltrino e in tutto il Campidano.

8.000.000 di italiani che contiamo se analizziamo i votanti dei comuni che hanno espresso una preferenza per i partiti del centro-destra o del centro-sinistra, nel 2001, ma con un dato inferiore o uguale al 5%.

La nostra mappa tematica, dunque, evidenzia, con chiarezza, dove sono questi 8 milioni di voti possibili per vincere alle prossime politiche del 2006.

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