Ridare forza alla politica per andare avanti
È arrivato il momento di Decidere
Superiamo il conservatorismo politico e guadiamo al futurodi Davide Giacalone - 21 settembre 2007
In piazza del Pantheon, a Roma, s’incontrano due emergenze: quella dei giovani cui è depredato il futuro e quella di decidere. Ridare alla politica la forza e a lucidità di rappresentare interessi e formare opinioni è utile quanto ricordare che il compito della democrazia rappresentativa non è la compiaciuta autoraffigurazione, ma decidere, compiere scelte che fra quegli interessi e quelle opinioni. Che “decidere” sia divenuto un programma politico (grazie all’attività di Daniele Capezzone) è, in un certo senso, sconfortante. Ma è anche un bene, ed è ora che alla faziosità del bipolarismo sconquassato si sostituisca la passione per le idee e le proposte.
Tutto, dalla legislazione del lavoro alla nuova disciplina delle pensioni, dall’istruzione dequalificata alla chiusura della stessa rappresentatività politica, condanna i giovani italiani all’inutile galleggiamento. Non mi piacciono i discorsi generazionali, e quando eravamo ragazzi citavamo compiaciuti Benedetto Croce, secondo cui “l’unico problema dei giovani è invecchiare”. Ma non vorremmo, oggi, doverlo amaramente parafrasare: l’unico problema degli anziani è morire. Perché dalla scena pubblica si esce solo con il trapasso all’altro mondo. La politica è saldamente in mano alla terza età, che con il passare degli anni non ha sviluppato la saggezza, bensì l’attaccamento ai privilegi acquisiti e la rappresentanza della conservazione. La politica italiana è conservatrice, ed in certe parti della sinistra decisamente reazionaria. Il partito di maggioranza assoluta è quello della spesa pubblica, capace di produrre debito e tassazione. Se ci sono cose che rappresentano bene la dilapidazione del futuro e l’umiliazione delle novità sono, appunto, il debito e le tasse troppo alte. Un tempo si ragionava in termini di classismo, ora si è cementificato un blocco sociale che campa a spese del futuro, non avendo un futuro. Ripeto che non mi piacciono i fronti generazionali, ed il giovanilismo, del resto, porta male nella storia nazionale. Ma è necessario che i giovani comprendano come e quanto l’immobile realtà politica li condanna, senza per questo credere che sia una via d’uscita il ribellismo dissennato o la qualunquistica condanna. Dal tema delle pensioni, insomma, si riprenda il ragionamento su una società che non può solo attendere di morire.
Tutto, dalla legislazione del lavoro alla nuova disciplina delle pensioni, dall’istruzione dequalificata alla chiusura della stessa rappresentatività politica, condanna i giovani italiani all’inutile galleggiamento. Non mi piacciono i discorsi generazionali, e quando eravamo ragazzi citavamo compiaciuti Benedetto Croce, secondo cui “l’unico problema dei giovani è invecchiare”. Ma non vorremmo, oggi, doverlo amaramente parafrasare: l’unico problema degli anziani è morire. Perché dalla scena pubblica si esce solo con il trapasso all’altro mondo. La politica è saldamente in mano alla terza età, che con il passare degli anni non ha sviluppato la saggezza, bensì l’attaccamento ai privilegi acquisiti e la rappresentanza della conservazione. La politica italiana è conservatrice, ed in certe parti della sinistra decisamente reazionaria. Il partito di maggioranza assoluta è quello della spesa pubblica, capace di produrre debito e tassazione. Se ci sono cose che rappresentano bene la dilapidazione del futuro e l’umiliazione delle novità sono, appunto, il debito e le tasse troppo alte. Un tempo si ragionava in termini di classismo, ora si è cementificato un blocco sociale che campa a spese del futuro, non avendo un futuro. Ripeto che non mi piacciono i fronti generazionali, ed il giovanilismo, del resto, porta male nella storia nazionale. Ma è necessario che i giovani comprendano come e quanto l’immobile realtà politica li condanna, senza per questo credere che sia una via d’uscita il ribellismo dissennato o la qualunquistica condanna. Dal tema delle pensioni, insomma, si riprenda il ragionamento su una società che non può solo attendere di morire.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.